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Riflessioni di Don Paolo

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12/04/2020

SANTA PASQUA 2020!
Riflessioni pasquali.
E’ Pasqua! Risorgeremo dai nostri comportamenti sbagliati?
Ci sono pareri discordanti, alcuni dicono di sì, altri di no.
Comincio da questi ultimi.
Se non mi sbaglio nel 1918, fine della prima guerra mondiale, arrivò una pandemia peggiore di questa che stiamo vivendo attualmente, l’influenza così detta “spagnola”, che decimò, di quasi 1/3 la popolazione dell’Europa.
Gli Europei dopo aver visto tanti cadaveri impararono da quella pandemia per cambiare il loro stile di vita e diventare migliori? Bene, dopo 20 anni ci fu la seconda guerra mondiale. Ciò significa che non sempre il male riesce a trasformarsi in bene.
Fino a pochi giorni fa il nostro sindaco, a più di un mese dall’inizio del Covid-19, era ancora costretto a percorrere le vie del paese in auto con il megafono per raccomandarci di stare a casa, a causa di comportamenti non adeguati.
Sentendolo mi sono tornati in mente i ricordi di quando ero bambino a Castelfiorentino e dalla finestra della mia cameretta sentivo l’auto con l’altoparlante, come oggi, che invitava la popolazione al piazzale (Piazza Gramsci) per ascoltare il comizio del “compagno”…
Siamo cambiati da allora? Si, tante situazioni si sono trasformate, la vita era diversa. Iniziavano i divorzi prima del tutto assenti, la disoccupazione non esisteva quasi, tutti andavamo in ferie in agosto per un mese intero, chi non poteva per 15 giorni. Non era l’età dell’Eden, non una società perfetta, ma soltanto diversa.
I sogni di noi bambini, poi adolescenti, erano gli stessi dei ragazzi di oggi, il motorino (il Ciao, il Bravo, il Garelli, i più fortunati avevano il Fifty a 5 marce o la Vespina), le partite a pallone, non avendo nè computer, né play station, giocavamo ogni giorno a calcio sull’ asfalto, sbucciandoci in continuazione gomiti e ginocchi. Questo piccolo flash, sull’infanzia che fu, solo per affermare che il progresso va avanti non si ferma,
ma l’uomo rimane sempre lo stesso nel bene e nel male. Non sono le scoperte scientifiche, l’economia o le forme di società che cambiano il cuore dell’uomo, ma la ricerca del bene e la fede in Dio. La Spiritualità ortodossa ha una bella immagine per descrivere l’umanità: “l’uomo può essere angelo o bestia”. Sta a noi scegliere.
Passata la paura e la quarantena, come vivremo? Con quali valori?
Possiamo migliorare e cambiare la nostra società ed il nostro stile di vita, ma non è detto. Io voglio essere un uomo di speranza, per cui dico che ce la faremo. Ricordiamoci però che la Speranza è una virtù teologale, cioè una di quelle virtù che riguardano Dio, che rendono l’uomo capace di vivere in relazione con la SS. Trinità e fondano il nostro agire morale.
Risorgere non significa solo attendere la morte per vivere nell’eternità, ci sono tante Resurrezioni nel corso della nostra vita. Elencarle tutte sarebbe impossibile.
Il brano del Vg. di Giovanni (Gv 20,1-9) che la liturgia oggi ci propone, come sempre ci fa riflettere.
Maria di Magdala vide che la pietra del sepolcro era stata rovesciata e corse da Simon Pietro e dall’altro discepolo che Gesù amava: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto! ”
Comprensibile il suo stupore, hanno trafugato un cadavere e chissà dove lo avranno nascosto.
Credere nella Resurrezione non è per niente semplice e scontato.
Viviamo anche noi la stessa situazione della Maddalena, non abbiamo una tomba vuota, ma chiese vuote, senza riti ne funzioni, una situazione paradossale, alla quale non siamo abituati e che genera tristezza.
Lo “Stato” ci comunica che possiamo portare fuori il cane (sono contento per il mio amato Achille), o che possiamo andare dal tabaccaio per fumare (meno male almeno qualche toscanello riesco a procurarmelo), ma pregare non è un’attività necessaria. Nessun intento polemico, ma pregare comunitariamente non è la stessa cosa che pregare da soli.
Prendiamo gli aspetti positivi, tanti stanno pregando in famiglia, oppure pregano per colore che non possono visitare o per chi è nel bisogno… speriamo che questa preghiera continui anche a pandemia finita. Non facciamoci scoraggiare e seguiamo l’esempio dal Vangelo correndo metaforicamente verso quella tomba vuota.
Giovanni arriva prima di Pietro, forse perché più giovane, ma soprattutto, perché l’Amore corre più veloce dell’istituzione (Pietro). Pietro entra per primo, ma è Giovanni che comprende cosa sia la Resurrezione. “Vide e credette”.
L’Amore va al di là delle chiese vuote o della mancanza dei riti pasquali, perché chi ama Dio ha sempre il Signore con sé e non è mai solo.
Buona Pasqua, Dio ci benedica!
don Paolo

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05/4/2020

Carissimi,
siamo giunti alla “Domenica delle Palme”, dove in questo anno A la liturgia proclama la “Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo”. La lettura della Passione è già ricca e significativa di suo e non ha bisogno di commenti ulteriori. La Croce del Signore non richiede tante spiegazioni. Fermiamoci, in silenzio, nelle nostre abitazioni davanti ad un crocifisso per un adorazione silenziosa.
Per molti biblisti, (coloro che fanno studi approfonditi sulla Parola di Dio), i quattro vangeli non sono altro che un racconto sulla morte di Gesù e sulla sua Resurrezione a cui poi si sono aggiunte narrazioni riguardanti segni, miracoli, guarigioni, parabole… per completarne la vita. Ma il cuore di ogni Vangelo è rappresentato dalla passione, morte e Resurrezione.
Essendo difficile poter raccontare la Pasqua del Signore, gli evangelisti hanno preferito fermarsi in maniera esauriente sulla crocifissione “per i nostri peccati”, sullo scandalo della Croce.
L’evangelista Matteo, non ci dona una cronaca, ma un’interpretazione scaturita dalla fede della Chiesa, di quegli avvenimenti, che hanno costituito la fine della vita di Gesù.
“Il Vangelo è scritto da chi confessa la Resurrezione di Gesù, e dunque legge gli eventi precedenti nella luce di quell’evento che spiega, da senso e illumina la passione e la morte. Per questo Matteo insiste “Sul compimento delle Scritture”, ritmando il racconto con questo adagio:” Come sta scritto…”, “Ciò è avvenuto perché si compissero le scritture…” (cit. Enzo Bianchi).
Alcune brevi riflessioni.
L’umanità si pone da sempre una domanda, se Dio esiste, perché il male, il dolore, la sofferenza?
Come direbbe Sant’Agostino: “Unde Malum?” Da dove il male?
Siamo tutti convinti che il male non sia la nostra condizione di normalità, perché siamo stati creati per il bene. Dio è presente nel bene che facciamo. Il male snatura l’uomo. Offusca il disegno di Dio.
Tutta la Sacra Scrittura ci insegna che Dio non salva dalla sofferenza, ma nella sofferenza. Non elimina il male o la zizzania dal campo, ma vince il male con il bene che gli uomini possono operare. Parafrasando Papa Benedetto XVI possiamo affermare che il Signore all’odio, violenza, rancore, guerra, oppone la forza dell’Amore.
Ciò che turba l’uomo, oltre l’origine del male, è il silenzio di Dio. Anche in questi giorni di pandemia mondiale, Dio sembra silenzioso.
Mt 27,40: “Tu che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla Croce”.
Salva te stesso, grande tentazione umana, invece Dio in Gesù vuol salvare l’umanità intera e rimanere inchiodato. Resta fedele e vive la fine come dono, come amore per tutti gli uomini. Nella fedeltà crocifissa si incomincia ad intravedere l’alba della Resurrezione.
Il male perde perché Cristo accetta di diventare preda, vittima immacolata, agnello condotto al macello.
Termino questa breve riflessione con 2 brani molto significativi del prof. Robert Cheaib, che ama definirsi catechista itinerante.
“Dov’è Dio nel dolore? E’ sulla croce. Li, colui che ha accettato non tanto di morire, quanto di dare la vita, non ci salva dalla croce, ma nella croce. Non ci salva dal dolore, ma nel dolore.
Il suo dolore dona senso al nostro”.
“Il dolore dell’uomo diventa il dolore di Dio, perché Dio stesso lo assume. Dio non salva dominando, ma patendo. Non si accanisce contro l’infierire altezzoso del male facendone il gioco, ma spezza il circolo vizioso spegnendo il male nella mitezza del suo amore che perdona e si dona amando fino alla fine.
Nell’augurarvi una buona Settimana Santa nella fede, che non possiamo celebrare comunitariamente, continuiamo a pregare per tutti i crocifissi cercando di farci cirenei di coloro che hanno più bisogno, sapendo che dopo la Croce splende sempre la luce della Resurrezione.
Dio ci benedica!
don Paolo.

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29/03/20

Riflessione di Don Paolo

 Carissimi,

un’altra domenica, la V di quaresima, da trascorrere senza poter celebrare, la Santa Messa, comunitariamente.

In unione, con il Santo Padre Francesco, raccogliamoci in preghiera, perché il Signore allontani il “tremendo flagello” che ha colpito il mondo intero.

L’ episodio, che avremmo ascoltato nella Parola di Dio, narra il famoso brano della Resurrezione di Lazzaro secondo il Vangelo di San Giovanni.

Passo molto significativo e ricchissimo di spunti per la meditazione. Come per le altre riflessioni prendo in considerazione solo alcuni versetti.

” Questa malattia non porterà alla morte ma è per la gloria di Dio, affinchè per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato”. Gv 11,4

Se con attenzione meditiamo il testo del Vangelo, oggi proposto, notiamo subito un’analogia con il racconto del cieco nato. Gesù innalza l’avvenimento terreno facendolo apparire come un’intenzione particolare di Dio. La malattia, la morte, non sono una semplice occasione per dimostrare il potere taumaturgico (di guarigione) di Dio, ma per donare ai credenti la speranza e la fiducia nell’opera del Figlio di Dio.

Il primo particolare, che vorrei sottolineare della narrazione, riguarda il comportamento di Gesù, dopo l’incontro con Maria sorella di Lazzaro.

La liturgia al vs.33 traduce il testo dal greco con: “Si commosse profondamente e molto turbato”; al vs.35: “Con scoppiò in pianto”. Approfitto di questa traduzione, su cui non concordano tutti i biblisti per una considerazione.

Dio non è indifferente al nostro dolore, ma si piega sulle nostre ferite, come buon Samaritano, cercando di rimarginarle. Il pianto di Gesù è il pianto di chi ama, di chi ha il cuore lacerato, perché ha perso un amico, una persona cara.

Come non pensare in questo momento alla sofferenza e talvolta allo strazio di tante famiglie italiane e non solo che piangono la perdita di un congiunto, un amico, un conoscente…, a causa di un virus subdolo e meschino che non ti concede neanche il tempo per un ultimo saluto. Per tanti di coloro che adesso non ci sono più la vita trascorreva tranquilla e serena, poi è arrivato un forte raffreddore con una tosse insistente, un ricovero ospedaliero e soprattutto la mancanza di tempo per poter salutare i propri cari, per le ultime raccomandazioni a chi resta.

Senza cadere nella retorica tutto questo ci dovrebbe far riflettere e pensare ai nostri rapporti. Se non ci formiamo come persone vere, autentiche, mature, rischiamo di vivere rapporti superficiali e privi di quella profondità umana e spirituale che invece da sapore alla nostra esistenza. Solo chi è libero interiormente riesce ad intessere relazioni improntate alla libertà. L’autenticità è un valore che dobbiamo cercare di vivere quotidianamente, spesso nelle nostre relazioni c’è una quota eccessiva di “non detto” che frantuma le relazioni. Pensiamo sempre di avere tempo per abbattere le mura che ci siamo costruiti, ma alcune volte, come vediamo in questi giorni, il tempo non ci è dato. Impariamo prima di ritornare all’altare a posare il nostro dono e a cercare il fratello che ha qualcosa contro di noi. Quaresima è tempo di conversione, conversione del cuore, della mente, dei comportamenti.

Gv.11,40 “Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?”

I vs.33-35 a cui ho accennato precedentemente possono essere tradotti anche con:

“Gesù fremette nell’intimo e si turbò”; “A Gesù vennero le lacrime agli occhi”.

Con questa nuova traduzione Gesù non piange solo per la morte di Lazzaro, ma anche per la mancanza di fede. Maria, sorella di Lazzaro, pur avendo creduto non comprende le conseguenze della sua fede. Il pianto di Maria e dei Giudei è proprio dell’uomo che si sente vinto dalla morte, che non ha speranza. Gesù rifiuta di partecipare a questo pianto. Come ci ha ricordato ieri Papa Francesco nella bella meditazione in piazza San Pietro: “La fede non è tanto credere che Tu esista, ma venire a Te e fidarsi di Te”.

Per rispondere alla domanda dobbiamo dire che la gloria di Dio non è rappresentata dalla Resurrezione di Lazzaro, ma dalla vittoria sulla morte. Dio ha l’ultima parola, la morte non rappresenta la fine di tutto.

Ricordiamoci come ripeto spesso alle omelie domenicali, che per l’evangelista Giovanni la vita eterna, non è solo un passaggio da questa vita all’altra, ma l’eternità inizia nel mondo con la fede in Cristo Gesù. Crediamoci fortemente!

Se la Resurrezione di Lazzaro significa vittoria sulla morte, allora anche i nostri cari che non sono più con noi, quando sarà il tempo, saranno ad aspettarci per un abbraccio eterno.

Non ci stanchiamo di pregare per tutti coloro che sono nel bisogno e nella sofferenza. In questa domenica in modo particolare ricordiamo nella preghiera coloro che vivono nelle case di riposo, o in strutture assistite in solitudine e lontano dagli affetti più cari.

Il Signore ci benedica.

Buona domenica.

don Paolo

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25/03/20

Riflessione di Don Paolo

 Carissimi,

è il grande giorno dell’Annunciazione, dell’Incarnazione del Verbo di Dio, preesistente dall’Eternità.

Permettetemi di iniziare con alcuni pensieri in ordine sparso, senza pretesa di sviluppare gli argomenti in modo esauriente.

Cosa ci insegna il tempo che stiamo vivendo?

Riflettendo in maniera un po’ più approfondita comprendiamo e verifichiamo che alcuni miti che abbiamo creato nel mondo contemporaneo si stanno dissolvendo ed anche velocemente.

Come diceva il grande filosofo Blaise Pascal ” Tutti gli uomini cercano di essere felici. Per quanto i mezzi possono differire, ciò si verifica senza eccezione. Tutti tendono a questo fine. Chi va in guerra e chi non ci va sono spinti dallo stesso desiderio, anche se con idee diverse. La volontà non si muove di un passo se non in questa dimensione. E’ la causa di tutte le azioni di tutti gli uomini, anche di quelli che vanno ad impiccarsi.”

Negli ultimi secoli dove abbiamo ricercato la felicità?

Prima di tutto nella tecnica, nel progresso tecnologico (termini intesi in senso generale senza particolari specificazioni).

Le grandi conquiste scientifiche, che indubbiamente hanno aumentato la qualità e la durata della vita, allo stesso tempo ci hanno offuscato la mente lasciandoci credere che tutto si sarebbe potuto risolvere con modelli matematici rigorosamente applicati. Quante volte abbiamo ascoltato questa frase:” Ciò che la tecnica può ottenere è bene realizzarlo senza ostacoli di alcun genere, etici, morali, politici, religiosi…” Il progresso non si può fermare!

Alcuni così detti “maestri del pensiero” sono arrivati addirittura a teorizzare un uomo ed una umanità non più stabilita secondo una natura predeterminata, ma modificata dalle conquiste tecnologiche.

E’ bastato un virus sconosciuto, (Dio ce ne liberi al più presto), per mandare in crisi tutto il sistema! Nonostante gli eroici sforzi del personale medico, paramedico, ausiliario…, quali sono fino ad ora i rimedi che ci sono stati proposti? Lavarsi le mani e stare a casa. Questo dimostra che la tecnica, in questo caso scientifica ha diversi limiti non è Onnipotente, rendiamocene conto.

Sia chiaro la mia non è assolutamente una critica nei confronti di tutto l’apparato tecnologico ne delle conquiste ottenute, che spero siano sempre maggiori, ma solo di una concezione che ha portato la tecnologia a trasformarsi da mezzo in fine.

Come mezzo va benissimo, ma se diventa fine riduce la centralità dell’uomo che di conseguenza può essere manipolato.

Altro punto dolente che sperimentiamo quotidianamente, l’Economia. Borsa valori, spread, mercato, finanza tasse, spending review fanno ormai parte del nostro linguaggio ricorrente. Valgono le stesse considerazioni fatte per la TECNICA. Non accorgendocene, o forse di proposito, abbiamo elevato il libero mercato al di sopra dell’uomo, naturalmente credendo di rendere felice l’umanità. Ci siamo costruiti gli idoli in casa, abbiamo creato il nostro vitello d’oro! Adesso che siamo in difficoltà economica con una scienza che ancora non ha trovato le contro misure e con un’economia in crisi a cosa ci aggrapperemo? E’ scontato dire a Dio, ma facciamo attenzione. Questa drammatica situazione che stiamo vivendo deve diventare una catechesi esperenziale. L’uomo prima o poi troverà il rimedio, il vaccino, dopo cosa tutti saremo felici e contenti ed esulteremo di gioia, ma allo stesso tempo, cosa faremo continueremo a vivere come prima, o cercheremo di convertire la nostra mentalità? Solo rendendo fecondo questo periodo possiamo pensare di trasformare la nostra vita e la nostra società e renderle migliore. La felicità dell’uomo non si trova né nell’incremento di ricchezza, né nello sviluppo della tecnologia, ma in una vita che sa donarsi, attenta ai bisogni della persona, in particolar modo dei più deboli, dai profughi, ai carcerati, ai senza fissa dimora… e via dicendo. O impariamo e cerchiamo il nostro benessere in una dimensione diversa o altrimenti rischieremo sempre di vivere nella tristezza con poca speranza nei confronti del futuro. Perché un altro aspetto che avrebbe meritato un’attenta analisi è l’egoismo e la chiusura in noi stessi, caratteristica propria della società attuale. Stiamo vivendo bene chiusi in casa senza grandi relazioni fraterne? Non possiamo vivere così. Ricordiamocelo!

Maria è la donna che ha detto Sì a Dio, senza esitazione. E’ colei che pone la propria piena fiducia nell’Altissimo e si lascia guidare. Affronta tutti gli ostacoli incontra nel proprio percorso sapendo di essere amata e sostenuta da Signore. E’ la donna che consapevole di vivere nella Provvidenza di Dio dopo la visita dell’Arcangelo Gabriele non si ferma impaurita a cercare di capire in quali conseguenze sarebbe potuta incorrere con il suo sì (al tempo di Gesù una donna che aspettava un figlio fuori dal matrimonio rischiava la lapidazione o di essere bruciata viva), ma si alza in fretta per andare dalla cugina Elisabetta bisognosa di aiuto per la gravidanza in essere.

Il FIAT di Maria ha aperto la storia e ci ha fatto comprendere che possiamo essere diversi migliori. Un tempo la città di Firenze l’avevano ben chiaro, tanto è vero, che fino al 1582 (avvento della riforma del calendario voluta da Papa Gregorio XIII) l’anno civile iniziava il 25 marzo, ab incarnatione.

Nutriamoci del bene e dell’Amore di Dio, in modo che gli idoli creati artigianalmente dalle mani dell’uomo possono evaporare velocemente.

AVE MARIA!

Buona festa dell’Annunciazione.

don Paolo

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22/03/20

Riflessione di Don Paolo

IV Domenica di Quaresima

Nella IV domenica di Quaresima la liturgia ci propone uno dei grandi Segni (Miracoli) compiuti da Gesù nel Vangelo di Giovanni, la guarigione del “cieco nato”.

Inizio questa breve riflessione sintetizzando il contenuto di alcune parole e frasi che quasi quotidianamente ascoltiamo o leggiamo nei mezzi di comunicazione.

“ Viviamo chiusi in casa e non vediamo nessuno; gli altri possono contagiare; i miei figli, parenti, amici mi abitano lontano in un altro comune e quindi non li posso vedere; rischiamo di perdere tutte le nostre abitudini”;…

In altre parole gli affetti, le amicizie, i rapporti umani rischiano di diventare “altro” rispetto alla nostra vita giornaliera. La distanza, il non vedersi, crea barriere, lontananza, rischia di separarci. Sarà vero?

Il brano del cieco nato ci viene in aiuto.

L’Evangelista Giovanni, nostro patrono, ci testimonia con forza che Gesù è la Luce del mondo, che ci ridona la vista non solo fisica, ma soprattutto spirituale. In questo momento storico se non avessimo accanto a noi il Signore, rischieremmo di rimanere rinchiusi nelle nostre abitazioni in compagnia della paura che ci attanaglia il cuore e la mente.

Dio è colui che chi ti dice: “ Non temere!” “Alzati!” Non rimanere ripiegato su te stesso, ma attingi in me la forza per andare avanti e affrontare le battaglie e le sofferenze che la vita ti presenta; come per la Samaritana: “Vai a chiamare tuo marito e poi ritorna qui ”e la donna si convertì e cambiò vita (Gv4), così per il cieco nato: “Va, lavati nella piscina di Siloe…e tornò che ci vedeva” (Gv9).

Detto questo, ritornando alla domanda iniziale, possiamo affermare con certezza, che gli uomini non possono MAI diventare degli estranei, degli “altri” per noi, perché nei nostri cuori è stato riversato il grande dono dello Spirito Santo.

Chi prega, prega nello Spirito e questo ci fa sentire uniti, in comunione con tutta l’umanità. Allora come possiamo dire, di essere lontani gli uni dagli altri?

La preghiera ci unisce, abbatte le barriere e ci rende fratelli.

Signore, forse ho bisogno che tu mi spalmi un po’ di saliva e fango sugli occhi, perché nella normalità dell’esistenza non sempre riesco a capire l’importanza del pregare. Pregare gli uni per gli altri, per la famiglia, per i sofferenti, per tante necessità presenti nel cuore. Siamo vicini quando preghiamo insieme, non solo quando siamo accanto fisicamente.

Le mura, anche se di cemento armato, non possono ostacolare il dono dello Spirito che riunisce credenti in un unico “corpo”.

In questo periodo di Chiese aperte ma vuote, possiamo continuare a sentirci tutti fratelli, uniti intorno all’Eucarestia spirituale, invocando Gesù luce del mondo. Facciamo esperienza di questa comunione divina, raccogliamoci in silenzio interiore davanti a Dio e invochiamolo. Liberiamoci dei pesi che ci gravano sull’anima e affidiamo al Signore tutti quelli che gli vogliamo raccomandare, solo così vedremo risplendere in noi la Luce.

In questo momento che sembra essere una notte buia, accendiamo la luce della speranza, e impariamo ad apprezzare i piccoli gesti di affetto, che apparentemente sembrano insignificanti, ma che invece sono quelli che danno sapore e colore alla vita. L’ascolto, la comprensione, il dedicare tempo, che spesso, nella frenesia di una società che corre veloce vengono trascurati.

Ricordiamo sempre che il male non si sconfigge solo con la guarigione fisica, pur necessaria e importante, ma trasformandolo in bene. Come in Cristo la Croce, strumento di morte, è diventata segno di Salvezza.

Il Signore ci illumini!

Continuiamo a pregare per tutti i defunti, e le loro famiglie, per i medici, gli infermieri e per chi presta servizio ausiliario, per tutti i sofferenti.

E’ iniziata la primavera. Dio ci benedica!

Buona domenica

don Paolo.

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15/03/20

Riflessione di Don Paolo

 Carissimi, III Domenica di Quaresima 2020

è il giorno del Signore e non potendo celebrare l’ Eucarestia con voi, desidero scrivere alcune brevi riflessioni per condividere insieme la Parola. Facciamoci guidare ora e sempre dalla Parola di Dio!

Oggi nelle letture della Santa Messa avremmo proclamato, nel Vangelo di Giovanni, il bellissimo brano dell’incontro di Gesù con la Samaritana.

Mi voglio soffermare solo su una frase “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva” Gv 4,10.

Spesso nella nostra quotidianità ci capita di essere come la Samaritana, non conosciamo il dono di Dio, non sappiamo cosa sia “l’acqua viva” che disseta. Ci sediamo “affaticati e oppressi” dalla vita sul margine del pozzo nell’ora più calda, quando la luce del sole invece di illuminare la nostra mente ci offusca i pensieri. Ma Dio non ci abbandona! Ce lo conferma la Samaritana.

Con cinque matrimoni alle spalle più una convivenza va ad attingere acqua nell’ora più calda ed in un certo senso di nascosto (nessuno andava all’ora sesta, mezzogiorno) e inaspettatamente incontra Gesù, il “dono di Dio”.

Gesù non distingue fra la Samaritana e i Giudei perché il Suo amore si rivolge all’umanità intera senza distinzioni o barriere.

“Vai a chiamare tuo marito?” Nei confronti della Samaritana la pedagogia divina è delicata, non l’accusa pubblicamente dei propri peccati, ma la invita a prendere coscienza della propria situazione esistenziale.

Nel periodo storico che stiamo vivendo, chissà che anche per noi non valga lo stesso!

Barricati nelle nostre abitazioni, distanziati di un metro quando possiamo mettere un piede fuori di casa, abbiamo bisogno di incontrare Gesù. Quell’acqua viva che ci dà forza e coraggio e che toglie di dosso, “come l’Agnello di Dio” tutte le paure e le angosce che stiamo vivendo. Che ci permette di fermarci e di riflettere di prendere coscienza di quanto siamo deboli e fragili, ma allo stesso tempo che ci ricordi che siamo da Lui amati e che il nostro corpo è Tempio dello Spirito Santo, creati a Sua immagine e somiglianza. Chi incontra il Signore non teme, ma confida pieno di speranza nella sua misericordiosa Provvidenza.

Facciamoci un grande augurio, il nostro ambiente familiare e i pochi luoghi che possiamo frequentare in questo particolare periodo diventino un pozzo d’amore dove poter attingere “acqua viva”, per poter riscoprire la bellezza dello stare insieme e la fecondità delle nostre relazioni personali, che tante volte la così detta “mancanza di tempo” non ci permette di viverle in pienezza. Manteniamo fede salda, speranza viva e carità perfetta!

Non lasciamoci abbattere, perché Dio molto spesso si fa trovare la dove non avremmo mai pensato di poterlo incontrare. “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” Rm 8,28.

Nel concludere vorrei pregare il Signore insieme a voi, con, un eterno riposo per chi ci ha lasciato e una preghiera per chi è all’ospedale e sta soffrendo, per i familiari che non lo possono assistere, per chi ha paura e non riesce a vincere i propri stati emotivi, per tutta la nostra parrocchia.

Oggi alle 11 chiuderò la chiesa per celebrare la Santa Messa, con grande dispiacere, perché sono solo, ma allo stesso tempo con animo lieto nel Signore.

Che Dio ci benedica!

Buona domenica.

don Paolo